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kimonowaifu
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Le labbra dell’uomo si incresparono in una smorfia particola..

Le labbra dell’uomo si incresparono in una smorfia particolare mentre gli occhi erano fissi sulla mia figura erta dinnanzi a lui, coperta unicamente da una leggera vestaglia bianca legata in vita da una cintura dorata, colore ripreso dalla coroncina che mi ornava il capo. La temperatura dell’ambiente era troppo bassa perché io potessi portare quell’abbigliamento ancora per molto, quindi sotto il suo sguardo vigile mi apprestai ad accendere il fuoco nel camino, posto sul lato opposto della camera, chinandomi leggermente e in modo affatto volgare a raccogliere la scatola di fiammiferi lasciata lì accanto, diedi fuoco a un foglio di carta di giornale che lasciai cadere tra la legna e gli scoccai un’occhiata furtiva, tornando rapidamente a dare aria alle braci per alimentare la fiamma mentre il mio corpo veniva percorso da un brivido di freddo misto ad eccitazione. Fui da lui un istante più tardi, con i lembi della veste leggermente dischiusi a scoprire una porzione del mio seno, i miei capelli castani, legati in una lunga treccia, assunsero una sfumatura fulva grazie alla nuova fonte di luce alle mie spalle e, di rimando, vidi i suoi occhi accendersi della stessa luce, mentre le lunghe dita tentavano di sfiorare la mia pelle nivea; quel gesto mi fece affiorare un sorriso divertito sulle labbra e puntai lo sguardo dritto nel suo, sostenendo l’aria di sfida di quegli occhi neri e brillanti, inginocchiandomi accanto alla sua figura allungata e prendendo le sue mani nelle mie. Toccai quella pelle d’ebano contemporaneamente con decisione e delicatezza e portai due dita alla mia bocca, dischiudendo le labbra e lasciandole scivolare dentro, in quell’ambiente caldo e umido, scoprendo il suo sapore e scrutando ogni cambiamento di espressione sul suo volto: la sorpresa per l’audacia, l’eccitazione del momento. I suoi occhi erano un libro aperto per me e io, di rimando, non celavo il desiderio reciproco che provavo, lasciando che le dita fossero interamente avvolte dalla mia lingua, bagnate dalla saliva, così come il mio mento poco dopo, irrorato da un piccolo rivolo. Lasciai andare le sue dita e le sue mani, facendo leva con le ginocchia sul materasso per sollevarmi maggiormente e inarcare appena la schiena, mentre già intravedevo l’accenno di erezione premere contro il cavallo dei suoi pantaloni: mi leccai le labbra a quella vista, la lingua ne percorse lentamente l’intero perimetro e mi apprestai a sciogliere il nodo che teneva insieme entrambi i lembi di quella veste, scoprendo le spalle e una porzione maggiore di seno. I brividi che mi avevano scossa poco prima non accennavano a diminuire, nonostante la temperatura della stanza fosse notevolmente aumentata, anzi sentivo i miei capezzoli turgidi sfregare contro il leggero strato di stoffa, ben visibili dall’esterno, tanto che l’uomo vi posò sopra le dita precedentemente bagnate dalla mia saliva.

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